A presto!
PS: x Giuls --> se il 2006 è stato l' Anno della Qualità, inevitabilmente il 2007 sarà l'Anno dell'Innovazione... potrebbe anche andarci meglio!!! :D
Tutta quella città...non se ne vedeva la fine.....
La fine, per cortesia, si potrebbe vedere la fine?
E il rumore
Su quella maledettissima scaletta...era molto bello, tutto...
e io ero grande con quel cappotto, facevo il mio figurone,
e non avevo dubbi, era garantito che sarei sceso, non c’era problema
Col mio cappello blu
Primo gradino, secondo gradino, terzo gradino ......
Non è quel che vidi che mi fermò
E’ quel che non vidi
Puoi capirlo, fratello?, è quel che non vidi....lo cercai ma non c’era, in tutta quella sterminata città c’era tutto tranne
C’era tutto
Ma non c’era una fine.
Quel che vidi è dove finiva tutto quello. La fine del mondo.
Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono.
Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro.
Tu, sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi fare. Loro sono 88. Tu sei infinito. Questo a me piace. Questo lo si può vivere.
Ma se io salgo su quella scaletta, e davanti a me si srotola una tastiera di milioni e miliardi
Milioni e miliardi di tasti, che non finiscono mai e questa è la vera verità, che non finiscono mai e quella tastiera è infinita
Se quella tastiera è infinita non c’è musica che puoi suonare.
Ti sei seduto su un seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio
Cristo, ma le vedevi le strade?
Anche solo le strade, ce n’era a migliaia, come fate voi laggiù a sceglierne una
A scegliere una donna
Una casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo di
morire
Tutto quel mondo
Quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce
E quanto ce n’è
Non avete mai paura, voi, di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell’enormità, solo a pensarla? A viverla...
Io sono nato su questa nave. E qui il mondo passava, ma a duemila persone per volta. E di desideri ce n’erano anche qui, ma non più di quelli che ci potevano stare tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicità, su una tastiera che non era infinita.
Io ho imparato così. La terra, quella è una nave troppo grande per me.
E’ un viaggio troppo lungo. E’ una donna troppo bella. E’ un profumo troppo forte. E’ una musica che non so suonare. Perdonatemi. Ma io non scenderò.
Lasciatemi tornare indietro.
Io, che non ero stato capace di scendere da questa nave, per salvarmi sono sceso dalla mia vita. Gradino dopo gradino. E ogni gradino era un desiderio. Per ogni passo, un desiderio a cui dicevo addio. Non sono pazzo fratello. Non siamo pazzi quando troviamo il sistema per salvarci.
Alessandro Baricco
Non ho nemmeno un seme quando comincio.
E' come partire da zero.
Questo è Keith Jarrett. E questa è la copertina del cd che non dovrebbe mancare nella vostra collezione... non finirò mai di ringraziare chi mi ha fatto conoscere la sua musica, a dir poco incantata...Ecco la «home» di un clochard americano... Un senzatetto Usa racconta la sua storia attraverso un diario online e crea un'insolita rete di solidarietà per i senza dimora | |
«Un approccio differente al problema dei senzatetto, un punto di vista da parte di chi vive il dramma in prima persona»: così c'è scritto nel blog del signor Brown, colmo di link e di interventi, di riflessioni e di soluzioni pratiche al problema. Certo il senzatetto in questione è in una condizione particolare: è riuscito a evitare fino a questo momento la vita da clochard, ricorrendo a varie forme di ospitalità. È colto, consapevole, digitalmente alfabetizzato. La maggior parte della sua attività si svolge alla Greensboro Public Library che, come altre librerie, è una base per i senzatetto della zona. Da lì racconta di sé, ma non solo. L'obiettivo è quello di sensibilizzare l'opinione pubblica rispetto a una condizione, evitando di trascinarsi dietro lo stereotipo di clochard che appartiene all'immaginario dei più. Messaggi, notizie, link, incoraggiamenti e sentimenti che oltrepassano i confini del cyberspazio si inseguono nel blog del senzatetto più famoso degli Usa e, dal basso, fanno emergere una verità: nell'America del post-new economy anche un tranquillo signore americano con famiglia può ritrovarsi senza una casa. Non occorre essere un emarginato per unirsi al coro che inneggia: «Home to the homeless» («Case ai senzatetto»). Lo si può contattare all'indirizzo cybermancer2k1@hotmail.com. La notizia è riportata sul sito del corriere della sera...e gira di blog in blog... |