Monday, March 30, 2009

Threading mania

Questo post è dedicato a tutte le ragazze che combattono da anni la più noiosa ed estenuante battaglia: quella contro i peli superflui.
Non sto scherzando, gente! 
Anche le newyorkesi ovviamente corrono ai ripari, e si affidano, per la depilazione del viso, ad una tradizione antichissima di origine indiana, praticata in tutto il medio oriente: sto parlando del threading, che forse in italiano potremmo tradurre come "tecnica del filo". 
Si tratta di un metodo naturale che utilizza un semplice filo di cotone, arrotolato e mosso velocemente da queste espertissime donne indiane. Qui dicono che sia meno doloroso delle pinzette, meno invasivo della ceretta, più duraturo... E' impossibile da spiegare, vi lascio un video giusto per capire di cosa si tratta! Vi assicuro che visto dal vivo è impressionante :)



Thursday, March 26, 2009

Ah, la musica.

A New York la musica è dappertutto.
Non importa andare al Blue Note, o al Birdland, o al Cafe Wha
Non importa, perché basta entrare in un locale come il Rockwood Music Hall per trovare dei veri musicisti, e non solo.
Il locale è minuscolo, forse meno di cinquanta posti a sedere... 
Il palco è ancora più minuscolo ma c'entra un pianoforte a coda; la batteria è in mezzo ai tavoli, ma l'acustica è perfetta; la luce è soft, l'arredamento in legno, il tecnico del suono sta con le gambe a penzoloni sul palco seduto su una scaletta a pioli che finisce in un soppalco...  
Non si paga l'ingresso, ma alla fine di ogni esibizione (circa un'ora per ogni gruppo), passa una ragazza con un ciotolo a raccogliere la "tip", la mancia per i musicisti, che non ricevono alcun altro compenso dal locale...
Noi siamo passate da un gruppo folk-rock/indie from Brooklyn (Aunt Martha, così faccio anche un po' di pubblicità, che erano proprio bravi) a un altro jazz ancora meglio (Dred Scott Trio), e nessuno che fa cover, tanto di cappello!!!                                                 
Aunt Martha at Rockwood Music Hall
E poi ci sono le strade, e la musica agli angoli delle strade, sax, cori gospel, chitarristi...
E stasera anche un pianista in metro, con un pianoforte VERO fra i binari, che chissà come ha fatto a portarlo fin laggiù che non c'è nemmeno l'ascensore...
 
Piano Man at West 4

Tuesday, March 24, 2009

Missed Connections (I Saw You).

Ti ho visto...
in metro, in ufficio, nel palazzo, in quel caffè, in quel negozio.
Ci siamo scambiati uno sguardo, una battuta, uno spintone.
Eri bionda, tatuato, coreana, vestito di nero.
Leggevi il giornale, andavi di fretta, scrivevi sul tuo blackberry, parlavi spagnolo.

Craigslist, probabilmente il sito più cliccato di new york, non solo ti aiuta a trovare casa, 
o a trovare americani interessati a qualche ora di conversazione alla settimana al fine di uno scambio inglese - italiano, 
o a comprare/vendere qualche oggetto.
Craigslist ti aiuta a ritrovare il soggetto della tua attrazione che avevi perso nella folla... o almeno ci prova! 
Immaginatevi una città grande quanto new york, immaginatevi quante missed connections, e immaginatevi quanti annunci 
/messaggi digitali chiusi in bottiglie in balia della rete. 
I pessimisti considerano la bacheca (circa 7000 post al mese) come un deposito per i rimpianti; i più ottimisti come una buona opportunità per seconde occasioni... e serendipity.
Considerati i tempi che corrono, poi, missed connections dà alle persone la garanzia dell'anonimato, preferibile forse al correre il rischio di tentare l'approccio con uno sconosciuto in pubblico. 
Completare una missed connection è però una sfida che richiede vari passaggi obbligati: che la persona desiderata legga il messaggio, che ricambi il sentimento e che quindi risponda. 
Il fenomeno qua è diffuso, si vendono magliette con la scritta missed connection, c'è un fumetto, statistiche sui luoghi di manhattan più missed, articoli e commenti sul new york times; 
anche oggi, mentre aspettavo le ragazze davanti al Cafè Habana (deliziose quelle pannocchie col formaggio!), le giovani donne americane in fila davanti a me parlavano dell'uomo dei sogni incrociato sulla scala mobile di un supermercato (cliché) e poi cercato - invano - sul sito. 
Ma ora dico io: ma se veramente avevi incontrato l'uomo della tua vita... 
che fai, lo lasci andare e speri poi di ribeccarlo su internet? 
Ma corrigli dietro, no???!!!

Thursday, March 12, 2009

continua la serie delle cose che mi piacciono

Stasera mostra fotografica, tacos (?) e vino, tanto buon vino bianco a park avenue...
Mentri cammini e vedi quei palazzi così signorili e pensi: non è un telefilm, non ci abita charlotte lì dentro, ma gente vera... impossibile...
Mi piace potermi muovere tutta la notte con il mezzo di trasporto che preferisco, perché tutti sono perfettamente funzionanti ventiquattrore su ventiquattro... metro, bus, taxi...
Mi piace camminare, e camminare, e camminare... blocco dopo blocco...
Mi piace arrivare all'università e poter lasciare il mio giubbotto al guardaroba...

Tuesday, March 10, 2009

L'arte del complain - ovvero ecco una serie di cose che mi piacciono

C'è tutta una serie di piccole cose che ti colpiscono, che ti affascinano, che ti fanno amare ancora di più una città che non sia quella in cui sei nato. Non voglio parlarvi di Central Park, o del MOMA, o delle infinite meraviglie di New York. Qui parliamo di dettagli. 
Come l'arte del complain, ovvero l'arte del lamentarsi per ottenere il servizio che abbiamo pagato esattamente come ci aspettavamo che fosse. Mi sono intrecciata. Allora: se a ristorante il vostro hamburger è well-done, e non medium-done come avevate chiesto (stiamo parlando della cottura della carne), basta chiamare il cameriere, fargli presente che così non vi piace, ed ecco che quello senza fiatare porterà via il piatto e lo sostituirà con un uno nuovo. Senza scenate, senza dover urlare, senza doversi sentire a disagio. A testa alta. Complain. Please. Nessuno si offende, ognuno fa il suo lavoro, il cliente ha sempre ragione. Stupefacente.
Oppure come il diritto di return. Entrate da Daffy's, da Macy's, da Forever 21, ovunque, e dopo un po' si sa cosa succede, specialmente alle maniache-compulsive dello shopping... 
Si torna a casa e quel vestitino che sembrava così carino e conveniente adesso appare per quello che è, un cencio-pigiamoso costato troppi dollari. No panic. 
Si torna al negozio, si dice semplicemente: "I would like to return this"... 
Immaginatevi la scena in italia: la commessa che sbuffa, parte l'interrogatorio: "cosa c'è che non andava? La taglia? il colore? è stato danneggiato? Eh no, non puoi nemmeno cambiarlo perché era a saldo...." 
Qui no no no no no... 
Senza fare domande, la commessa mi risponde: ma certo cara! E no, non devi per forza cambiarlo con qualcos'altro (che se ci fosse stato qualcos'altro di decente nel negozio l'avevo già comprato, no?!); e no, non ti faccio un buono... ti restituisco i soldi! Oppure, se avevi pagato con carta di credito, basta ripassarla nel pos, si fa una sottrazione, et voilà! L'intero importo viene riaccreditato!
This is America... (to be continued...)

Thursday, February 12, 2009

God bless you!

L'inizio di questa mia avventura newyorkese coincide con la riapertura ufficiale del blog!
Contenti?

Anteprima: vi raccontero` della grande mela, dei primi giorni spesi nella ricerca di una stanza, di cosa mangio, vedo, capisco...
Se siete interessati, keep in touch!!!

xo xo
giulia

Thursday, December 04, 2008

Lo Stato non crea diritto,
lo Stato crea leggi,
e Stato e leggi
stanno sotto il diritto

E. Kaufmann