Monday, January 22, 2007

C'era una volta...

C'era una volta una principessa chiamata Gertrude.
Gertrude aveva due sorelle gemelle, Gina e Gisella, cattive esattamente quanto lei. Specialmente quando erano tutte e tre insieme, le sorelle gemelle si facevano degli scherzi bruttissimi, amavano malignare su tutto il mondo, odiavano i genitori sovrani, si tiravano i capelli prima di andare a letto.
Un giorno arrivò alla corte del re un principe bellissimo, Rosario. Le tre sorelle gemelle allora sì che cominciarono a litigare, poichè non riuscivano a trovare un accordo su chi delle tre avesse diritto di baciare il bel Rosario.
La regina madre decise allora di sottoporre tutte le figlie ad un test e di scegliere, sulla base della risposta, chi fosse la più adatta per il principe splendido splendente. Così chiamò nella sala del trono Gertrude e le chiese: "Qual è il tuo più grosso problema, amata figlia mia?" E Gertrude rispose: "Sono troppo intelligente, troppo matura, troppo presuntuosa". E la madre, infuriata, la cacciò dal castello e convocò la Gina. Dopodiché le pose la stessa domanda: "Qual è il tuo più grosso problema, amata figlia mia?" La Gina si guardò intorno, per controllare di non essere sentita da nessuno, e rispose sottovoce: "Le mie sorelle gemelle sono più attraenti di me, e anche te, cara madre". La regina annuì, sorrise, e chiamò la terza sorella. "Qual è il tuo più grosso problema, adorata Gisella?" "Il mio più grosso problema, rispose, è che per colpa delle mie sorelle non mi sposerò mai e ho deciso per questo di suicidarmi".
Impietosita, la madre non esitò a sentenziare che era la Gisella che sarebbe fuggita in America con Rosario bel bello.
La Gina pianse amare lacrime di coccodrillo, fin quando non incontrò Arturo, il figlio illegittimo di Rosario, col quale intraprese una lunga e tormentata storia.
La Gertrude, scioccata dalla ingenuità della madre, e dalla cattiveria infinita delle sorelle gemelle, che mai la cercarono, che mai mandarono qualcuno a vedere dov'era finita, dopo qualche tempo si rassegnò al fatto che forse era meglio così e visse felice e contenta.

L'autrice non prevede una morale, nè un senso al di là delle parole o dei personaggi, per cui non fatevi troppe domande.

2 comments:

Anonymous said...

secondo me la morale è che Gertrude aveva dei parenti stronzi.

PEPE said...

secondo me il fatto è che era una stronza pure lei, ma aveva meno difficoltà ad ammetterlo!